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Psicologia femminile: il giudizio di Paride

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Nella psiche della donna hanno luogo conflitti e alleanze tra dee allora come oggi, il mito del giudizio di Paride è una narrazione simbolica che mette a tema la ricerca dell’autenticità.

Il mito del Giudizio di Paride

La leggenda narra che tutti gli abitanti dell’Olimpo, ad eccezione di Eris, dea della discordia, fossero invitati alle nozze di Peleo, re della Tessaglia, con la ninfa Teti.

Per vendetta, Eris si presenta ugualmente, e semina scompiglio, gettando tra le ospiti una mela d’oro con la scritta “alla più bella”.

Era

Era, Atena e Afrodite pensavano ognuna che il dono spettasse meritatamente a loro.

Accapigliandosi chiesero il giudizio a Zeus che si trasse di impaccio, suggerendo di chiedere al pastore Paride, un mortale che sapeva valutare le belle donne.

Le dee trovarono Paride che conduceva una vita bucolica con una ninfa montana e cercarono di corromperlo.

Era gli promise il potere su tutti i regni dell’Asia, Atena la vittoria in tutte le battaglie, Afrodite la donna più bella del mondo.

Senza esitazione Paride diede la mela ad Afrodite, incorrendo così nell’odio delle altre due dee.

Il giudizio di Paride portò alla guerra di Troia.

Paride era infatti principe di quella città, e la donna più bella era Elena, moglie del re greco Menelao.

Cinque divinità dell’Olimpo si schierarono al fianco dei Greci: Era, Atena, Poseidone, Ermes e Efesto.

Quattro presero le parti dei troiani: Afrodite, Apollo, Ares e Artemide.

Il giudizio di Paride nella psicologia femminile

Atena

Ogni donna di oggi deve affrontare il proprio giudizio di Paride. Le domande sono le stesse “A chi spetta la mela d’oro”, “Chi deve giudicare?”

A differenza del mito all’interno di ogni donna, le pretendenti sono molte di più.

Simbolicamente le tre dee del mito rappresentano le direzioni principali di una interiorità: Era la coppia e la famiglia, Atena l’intelletto e la carriera, Afrodite la passione e la creatività.

A livello culturale, come nel mito, nell’assegnazione della mela d’oro hanno un ruolo la cultura e le tradizioni, l’etnocentrismo ha una influenza nella creazione di ogni identità.

Questo fa in modo che in alcune culture, o momenti storici alcune dee possono essere soffocate, non sviluppate, rinnegate.

Afrodite

Il lavoro alchemico di ognuna è dunque per prima cosa riappropriarci della mela, basando le nostre scelte sulla dea presente in noi, perché un grande telos è sicuramente vivere secondo la propria autenticità.

Dee in conflitto

All’interno di una donna più dee possono rivaleggiare tra loro oppure una sola può governare.

Ciò che accade nella profondità può essere pensato come un’assemblea, se siamo fortunati un Sé la presiede.

Quando costui non riesce a mantenere l’ordine qualsiasi delle dee archetipiche può prendere il sopravvento.

Quando una persona si trova in una situazione di conflitto interno, l’esito dipende da come i membri della sua assemblea lavorano insieme.

Ecco le possibilità.

Un processo ordinato

La prima possibilità è che si svolga un processo ordinato, presieduto da un Sé osservante, capace di fare scelte chiare, basate su motivazioni adeguate.

Tutti gli aspetti della personalità vengono ascoltati, viene considerata la realtà e tollerata la tensione.

La quantità di cose che ciascuna dea avrà da dire dipende dalla forza dell’archetipo e dallo spazio che il presidente le concede.

Le età della vita vedono spesso il prevalere di una o l’altra esigenza, i momenti di transizione sono governati se il sé presiede a un processo ordinato, senza forzare la risoluzione di elementi conflittuali.

L’ambivalenza

Se il sé si allea passivamente con qualsiasi aspetto temporaneamente al potere di una dea, ne risulta un modello che somiglia a un’altalena: prima vince una parte poi l’altra.

La personalità farà, dunque la spola avanti e indietro, tra conflitti interni e esterni, ma questa ambivalenza danneggerà i rapporti con coloro che sono implicati.

L’assemblea caotica

Quando un grave conflitto insorge nella psiche e il Sé non riesce a mantenere l’ordine, allora un processo ordinato non può neanche iniziare.

Molte voci si levano a provocare una cacofonia di rumori, cercando ognuna di escludere le altre.

Il Sé non riesce a distinguere che cosa stiano dicendo queste voci, mentre si crea una forte pressione interna, provocando la confusione e la sensazione di essere spinti a fare qualcosa.

In questi casi è importante tener fede al bisogno di capire le cose e fidarsi del processo, è inoltre utile parlare con qualcuno delle paure e degli impulsi conflittuali o scriverne, per poter dar il via a un processo di individuazione.

Quando una massa di problemi viene spezzettata in questioni singole è possibile che non ci sentiamo più sopraffatti.

L’assemblea caotica è infatti spesso una questione temporanea, una reazione a qualcosa che viene percepito come minaccioso o al nuovo in un processo di trasformazione.

Gestire i membri dell’assemblea

Un Sé prevenuto riconoscerà soltanto certi membri favoriti dell’assemblea e metterà a tacere altri che esprimono bisogni e sentimenti, dichiarandoli non pertinenti.

Accade così che superficialmente possa sembrare che non ci sia ombra di conflitto.

Lo status di divinità forte è rappresentato dalle divinità con cui la personalità si identifica.

Nel frattempo, i punti di vista e le priorità di altre dee vengono repressi o rimossi.

Una ragione per cui è importante conoscere le nostre dee è appunto quella di evitare acting out, e di prendere invece decisioni a livello cosciente.

Cambiare marcia

Molte donne sentono come dei cambiamenti di personalità nelle diverse situazioni della vita, magari sul lavoro si è efficienti Atena e in famiglia dolci Demetra.

 Se fanno un test di personalità le risposte saranno in base a come si sentono in quel momento.

Altre invece hanno una dea archetipica prevalente.

La teoria Junghiana delle quattro funzioni vale quando un solo modello di dea preside l’assemblea, ma potrebbe non valere quando le dee importanti siano più di una.

Stando così le cose, quando le dee collaborano e a turno trovano espressione nella donna, l’assegnazione della mela d’oro dipende da ciò che lei sta facendo in quel momento.

Consapevolezza.

Una volta che la donna attraverso l’osservazione del Sé sia divenuta consapevole delle presenza delle dee e sia giunta a considerare l’assemblea una metafora del processo interno, possiederà due utili strumenti di introspezione:

  1. potrà ascoltare con orecchio sensibile le proprie voci interne
  2. riconoscere chi sta parlando.

Quando costoro rappresentano aspetti conflittuali, potrà sintonizzarsi sui bisogni e ciò che sta a cuore a ogni singola dea e decidere così che cosa è importante.

Dal momento che tutte le dee sono innate, ogni donna può rendersi conto di dover familiarizzare di più con una divinità in particolare in un momento particolare della vita, attivando in sé l’immagine della dea.

Potrà conversare col personaggio visualizzato sintonizzandosi ricettivamente sull’ascolto di una risposta.

Sintonizzandosi su varie parti di sé potrà ascoltarle e riconoscerle, operando scelte più consapevoli.

Le sue decisioni rimuoveranno i conflitti anziché promuovere guerre interne, decidendo a chi assegnare la mela d’oro.

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About the author

Laura Valli

Laura Valli, classe ’67 e una una laurea in lettere e filosofia, compie ricerche nel mondo psico-simbolico e teologico fin dai tempi del liceo classico.
Studia counselling ad indirizzo analitico transazionale presso Terre Nuove a Milano ed è iscritta a Geocounselling.

La scoperta del filo inestricabile tra inconscio personale e collettivo l'ha spinta, infatti, a formarsi in ambito psicologico, con una visione verticale, integrando elementi psicosintetici e il mondo immaginale di simboli e di archetipi nato da Jung e Hilmann.

Partendo dai tarocchi intesi come immagini archetipiche, oggi fa della cards therapy uno strumento portante del suo counseling terapeutico., insieme alle tecniche acquisite nella sua preparazione in analisi transazionale.

Tiene corsi di tarologia archetipica e scrive saggi su carte e psiche per Anima Edizioni.

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By Laura Valli

Sull’autore

Laura Valli, classe ’67 e una una laurea in lettere e filosofia, compie ricerche nel mondo psico-simbolico e teologico fin dai tempi del liceo classico.
Studia counselling ad indirizzo analitico transazionale presso Terre Nuove a Milano ed è iscritta a Geocounselling.

La scoperta del filo inestricabile tra inconscio personale e collettivo l'ha spinta, infatti, a formarsi in ambito psicologico, con una visione verticale, integrando elementi psicosintetici e il mondo immaginale di simboli e di archetipi nato da Jung e Hilmann.

Partendo dai tarocchi intesi come immagini archetipiche, oggi fa della cards therapy uno strumento portante del suo counseling terapeutico., insieme alle tecniche acquisite nella sua preparazione in analisi transazionale.

Tiene corsi di tarologia archetipica e scrive saggi su carte e psiche per Anima Edizioni.

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